Inclusività e sostegno per un mondo senza barriere, Filippine

Il progetto si realizza nel villaggio/distretto di Calabnugan, nella municipalità di Sibulan, nell'isola del Negros Orientale, Filippine.

Il distretto di Calabnugan vive principalmente di agricoltura e di allevamento, la maggior parte delle famiglie vive in povertà e non riesce ad assicurare una corretta e positiva crescita dei propri figli. Molti soffrono di malnutrizione. La maggior parte degli abitanti vive di espedienti e non si trova nelle condizioni di poter accedere ai servizi sanitari di base e di sostenere economicamente il percorso scolastico dei figli.

In questo contesto nel 2010, dopo anni di lavoro e di collaborazione sinergica fra professionisti, volontari italiani e maestranze locali, nasce la Casa Famiglia “Isla ng Bata House”.  I responsabili, Francesco Izzo e Flora Aguit, fondatori dell’associazione Isla ng Bata – L’isola dei Bambini, per scelta, vivono in Casa Famiglia, a diretto contatto con le bambine, tutto il personale locale e i volontari, al fine di garantire uno svolgimento delle attività in linea con gli obiettivi prefissati e l’utilizzo corretto dei fondi.

La struttura è stata progettata per ospitare bambine di strada e/o affette da handicap psico-fisici in un ambiente caratterizzato da un elevato standard qualitativo, attualmente la Isla ng Bata House accoglie 26 bambine e 1 bambino di età comprese tra 1 mese e i 19 anni, provenienti da situazioni familiari gravemente compromesse, la maggior parte vittime di violenze domestiche.

Negli ultimi anni gli ingressi in casa famiglia sono aumentati e tra i nuovi arrivi ci sono Tisay e Gliou Mae, due bambine affette da gravi disabilità che, in assenza di supporto specifico, non sarebbero in grado di svolgere delle semplici e basiche azioni quotidiane. Gliou Mae è affetta da una grave forma di autismo, ha 15 anni ma ha gravissimi ritardi cognitivi e motori. Tisay è affetta da cecità e non avendo mai seguito percorsi specifici non riusciva, al momento dell’ingresso in casa famiglia, neppure a mangiare in autonomia.

Entrambe hanno sperimentato per qualche mese un percorso settimanale con una terapista occupazionale che ha permesso loro di fare enormi progressi. Purtroppo i costi di questa terapia sono molto alti, difficilmente sostenibili pensando ad un percorso strutturato e continuativo. Considerando, inoltre, gli effettivi miglioramenti evidenti in Tisay e Gliou Mae, i medici hanno consigliato di estendere la terapia occupazionale anche ad altre bambine della casa famiglia, che pur non presentando le medesime situazioni di gravità, hanno grandi difficoltà nell’apprendimento dovute a ritardi cognitivi diagnosticati.

Gli obiettivi del progetto sono:

  • Assicurare cure specialistiche e supporto professionale alle bambine affette da gravi disabilità presenti in struttura che necessitano di una figura specifica a loro supporto.
  • Eliminare le barriere architettoniche presenti in struttura per facilitare gli spostamenti delle bambine con disabilità.

Le attività che verranno realizzate:

  • Rredisposizione – in accordo con la terapista occupazionale – di un percorso ottimale e personalizzato di riabilitazione per le bambine che presentano disabilità.
  • Realizzazione di incontri settimanali di terapia per le  bambine.
  • Abbattimento delle barriere architettoniche presenti all’interno della struttura, in particolar modo realizzazione di una stradina con adeguati supporti in ingresso alla struttura laddove al momento sono presenti scale e il terreno è particolarmente dissestato.
  • Acquisto di attrezzature per la riabilitazione e la terapia tra cui un tandem e due carrelli rimorchio per biciclette con i quali, in una logica di inclusione, si trasporteranno le bambine con disabilità nelle gite e nei momenti di svago organizzate per tutte le ospiti della casa famiglia.
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